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Finestre – Storie dei rifugiati

Il giorno martedì 19 novembre 2013 le classi 5BI/E e 5AIT/E accompagnate dalle professoresse Putignano e Giurato hanno partecipato alla conferenza dal titolo Finestre-Storie dei rifugiati proposta dalla Fondazione CARIPARO con la collaborazione dell’Associazione Popoli Insieme.

Il tema affrontato durante l’incontro ha riguardato il diritto d’asilo ed è stato sviluppato, in una prima par-te, con una presentazione dei principi fondamentali contenuti nella Costituzione italiana e nel Diritto in-ternazionale da parte di Carlotta Costa, volontaria dell’Associazione Popoli Insieme; quest’ultimo è ente che organizza progetti di formazione e sensibilizzazione sul fenomeno migratorio e cerca di sostenere i rifugiati nell’inserimento sociale attraverso servizi di accoglienza e di accompagnamento.

Particolare attenzione è stata data all’informazione sulla Convenzione di Ginevra del 1951 che ha regola-mentato la condizione del rifugiato e, in base alla quale un immigrato, temendo di essere perseguitato per motivi di razza, religione, nazionalità, appartenenza a un determinato gruppo sociale o per le sue opinioni politiche, può richiedere il diritto d’asilo se si trova fuori dal paese di cui è cittadino e non può o non vuole, a causa di questo timore, avvalersi della protezione del proprio Paese.

La maggior parte dei rifugiati arriva da paesi travolti da conflitti internazionali o da guerre civili o da conflitti tra gruppi appartenenti a religioni o regioni diverse, in cui le Istituzioni e la stessa polizia locale non rie-scono a garantire il rispetto della legge e non sono in grado di proteggere i cittadini dalla violazione di diritti spesso fondamentali.

Ma il vero protagonista della giornata è stato Rahman Rahimi, un giovane afghano che ha raccontato la sua diretta esperienza di rifugiato politico. Il racconto di Rahimi è l’esempio evidente di queste ingiustizie: all’età di circa quattordici anni, infatti, è partito dall’Afghanistan compiendo un viaggio di circa quattro anni, attraversando tortuosi e contorti percorsi, molte difficoltà senza mai perdere la speranza, per sfuggire ai talebani che volevano indurlo a fare il kamikaze in nome della religione islamica.

La presenza di una persona che ha raccontato un’esperienza personale così forte, lascia un’impronta importante, fa comprendere meglio le notizie che si sentono ai telegiornali o che si leggono in internet, storie che fino ad ora non erano ben comprensibili, forse. Ha stupito in particolare di Rahimi il suo forte ottimismo, la carica positiva delle sue parole, la semplicità e la tranquillità delle sue espressioni.

Proprio per questo l’incontro non è stato strettamente didattico ma molto personale e profondo poiché con una particolare naturalezza egli ha voluto condividere un dolore così grande, quello di aver dovuto la-sciare la sua terra e i suoi affetti; con

leggerezza ci ha parlato del suo viaggio e dei numerosi pericoli che ha affrontato, riusciva anche a sorridere mentre nominava la polizia o i militari che ha incontrato. Ci ha colpito, infine, la sua volontà di trasmettere queste vicende per quanto intime e l’enorme dignità di questo giovane ragazzo, la sua determinazione e il fatto di non essersi arreso di fronte a nulla.

Rahimi risiede in Italia da circa tre anni, ha un lavoro fisso e, a seguito di una lunga procedura, è riuscito ad ottenere lo status di rifugiato per motivi umanitari. Per quanto egli abbia detto di essersi integrato, ciò che emerge è che, purtroppo, la nostra società non è pronta per un’interculturalità, poiché lo straniero è visto più come una minaccia e non come una possibilità di arricchimento culturale, forse per la paura del diverso o perché si crede che non abbia qualcosa da insegnare.

Al racconto di Rahimi è seguito un dibattito coinvolgente che ha preso spunto dalle molte domande e curiosità che le parole del giovane hanno suscitato in noi studenti e nei professori presenti.

Alla fine dell’incontro alcuni allievi hanno sentito l’esigenza di avvicinarsi a Rahimi per conoscere meglio la sua storia e la forte esperienza da lui vissuta, prendendo atto che ogni forma iniziale di pregiudizio nei suoi confronti era ormai scomparsa perché infondata.

Attività “Finestre- Storie di rifugiati” (Progetto Cittadinanza)

Classi coinvolte: 5BI/E 5AIT/E

Docenti Referenti: Maria Rosaria Putignano Alessandra Giuriato